Ciclo Bonds – Stocks – Commodities nel 2023

A che punto siamo del ciclo? Il bottom di mercato è stato raggiunto?

Indice

Nel 2021, poco prima dell’inizio dell’attuale Bear Market, abbiamo pubblicato un articolo che presentava i risultati dell’analisi sul ciclo bonds-stocks-commodities.

Nonostante i mercati fossero estremamente euforici dal forte rally rialzista del momento, i dati che presentammo mostrarono una probabile ed imminente inversione dell’azionario, cosa che è avvenuta una decina di giorni dopo.

A distanza di più di un anno abbiamo deciso di riprendere in mano l’analisi, aggiornarla e verificare il livello attuale del ciclo.

RIASSUNTO IN BREVE

Nell’articolo “Ciclo Bonds-Stocks-Commodities nel 2021” di novembre 2021 abbiamo spiegato la teoria economia alla base del ciclo che lega insieme obbligazioni, azioni e materie prime.

Teoricamente (ma abbiamo visto che tendenzialmente è vero anche empiricamente), le obbligazioni hanno una natura tale che le rende anticipatrici delle rotazioni dell’azionario e quest’ultimo tende a sua volta ad anticipare quello delle commodity (Grafico 01).

Grafico 01: Ciclo teorico Bond-Stocks-Commodities.

In realtà, questo è vero per quanto riguarda i massimi, ma la precedente analisi non si è interessata di verificare cosa succedesse sui minimi.

INFLAZIONE

Un’ulteriore carenza dell’analisi realizzata in novembre 2021 era la mancanza di contestualizzazione all’interno della situazione macroeconomica.

L’analisi di oggi, invece, cerca di inserire la dimensione ciclica nel contesto macroeconomico attuale e per farlo utilizza il principale driver del 2022: l’inflazione (che possiamo osservare nel Grafico 02, detrendizzata dal suo tasso naturale di crescita).

Grafico 02: Inflazione USA detrendizzata.

Il tasso naturale di crescita dell’inflazione americana è dello 0.23% mensile (media storica del periodo osservato) che nel grafico corrisponde alla linea dello zero.

Questo valore corrisponde a circa il 3% annuo, livello che è candidato come possibile nuovo target di lungo periodo della Fed.

Se pensiamo al fatto che il tasso naturale sia un obiettivo delle banche centrali, allora è logico pensare che l’indice dei prezzi abbia intrinsecamente una “mean reversion property” cioè la tendenza a tornare sempre verso al centro che nel nostro caso è appunto il tasso naturale di crescita.

Guardando il grafico, quindi, è facile intuire l’insostenibilità dell’attuale trend e il probabile rallentamento/cambio di direzione imminente che, dal punto di vista economico, sarà indotto dalle decisioni della Federal Open Market Committee (FOMC).

Il Grafico 03 mette a confronto la stessa misura appena vista nel Grafico 02 con il tasso principale della banca centrale statunitense, il Federal Fund Effective rate.

Grafico 03: Inflazione USA detrendizzata Vs Federal Fund Effective rate.

Nei precedenti due rialzi dei tassi i livelli d’inflazione erano decisamente diversi, infatti l’aumento si verificava da livelli che rimanevano al di sotto del proprio tasso naturale di crescita (linea dello zero).

Al contrario, l’attuale rialzo non solo sembra iniziato con ritardo, ma mostra chiaramente anche una dimensione diversa rispetto a quelle viste negli ultimi 30 anni.

Questo ci dovrebbe far intuire che, dal punto di vista degli effetti che l’inflazione potrebbe avere sull’economia e dalla reazione che un rapido rialzo dei tassi potrebbe causare, la situazione attuale non è sicuramente paragonabile alle precedenti.

CORRELAZIONE TRA ASSET CLASS ED INFLAZIONE

A questo punto, valutiamo il rapporto tra le tre asset class (obbligazioni, azioni e materie prime) e inflazione, per capire come quest’ultima possa incidere sui loro rendimenti.

Per farlo possiamo osservare come è variata nel tempo la correlazione lineare tra le variabili, considerando una finestra dinamica di 100 osservazioni mensili (Grafico 04).

Grafico 04: Correlazione dinamica tra asset class ed inflazione USA (monthly; finestra mobile a 100 periodi).

Nel grafico vediamo tre linee che rappresentano le correlazioni dinamiche con l’inflazione in “lag1” cioè traslata indietro nel tempo di 1 osservazione (1 mese); questo perché il tipo di dato non è in real time, cioè il suo processo di formazione fa sì che, una volta uscito, sia rappresentativo del passato e non del presente.

In verde vediamo la correlazione tra CPI e commodity, naturalmente positiva, essendo proprio i prezzi delle materie prime che in primis condizionano quelli dei prodotti e dei servizi.

Per quanto riguarda le obbligazioni e le azioni, invece, fino al 2009 possiamo osservare delle correlazioni prossime allo zero (in certi casi anche negative) per poi mutare radicalmente dopo la crisi dei Subprime, dove si avvicinano ai livelli delle materie prime.

Nel 2017 abbiamo un’ulteriore nuova dinamica: commodity e bond tornando a decorrelarsi fino allo scoppio della pandemia/inizio guerra in ucraina.

Una possibile lettura di questo grafico potrebbe essere quella che bond e stock sono naturalmente decorrelati (o poco correlati) all’inflazione, ma gli shock economico/finanziari inducono correlazioni positive che poi con il tempo tendono a rientrare.

È una lettura un pò forzata, non ci sono chiare evidenze e bisogna fare attenzione a non confondere causa con effetto, ma ci basti per ora conoscere le possibili dinamiche e la magnitudo con cui queste asset class possono cambiare in termini di correlazione.

CORRELAZIONE TRA ASSET CLASS

Altra caratteristica da tenere in considerazione è sicuramente la dinamica della correlazione tra le 3 asset class: per avere un livello di confidenza maggiore sulla ripetibilità del ciclo bonds-stocks-commodities sarebbe d’aiuto la consapevolezza di una dinamica stabile nel tempo, caratteristica che purtroppo non rientra nella realtà: il Grafico 05 ci mostra la correlazione dinamica (100 osservazioni mensili) a confronto con il CPI detrendizzato già spiegato all’inizio di questo articolo.

Grafico 05: Correlazione dinamica tra asset class (monthly; finestra mobile a 100 periodi).

La prima decade del ventunesimo secolo è stata rappresentata da una caratteristica adatta per avere portafogli a basso rischio e cioè una bassa (se non nulla) correlazione tra asset class, proprietà decisamente mutata nell’ultimo periodo.

In particolare, la linea gialla, che rappresenta la correlazione tra mercato azionario (S&P 500) e materie prime è passata da una correlazione inversa (con un minimo di -0.35) ad una correlazione estremamente positiva, raggiungendo un massimo di quasi 0.6 nel 2017.

Ad oggi, i livelli di correlazione sono molto simili a quelli visti durante lo scoppio della bolla finanziaria del 2009. 

CICLO BONDS-STOCKS-COMMODITIES NEL 2023

Veniamo ora all’aggiornamento della precedente ricerca: Il Grafico 06 mostra i risultati dell’analisi definita nel precedente articolo “Ciclo Bonds-Stocks-Commodities nel 2021”; i dati aggiornati ci mostrano come il ciclo 8 sembrerebbe completato e quindi attualmente in una fase discendente, alla ricerca dei minimi per tutte le asset class.

Grafico 06: Ciclo Bonds-Stocks-Commodities.

Il grafico mette in evidenza alcuni dettagli interessanti:

  • Le commodity dopo aver raggiunto il loro livello massimo hanno invertito l’attuale trend; nel 2009 corrispose al picco inflazionistico (Grafico 07);
  • I bond sono ai minimi storici ed hanno mostrato un primo segnale di inversione; nel 2009 il minimo dell’azionario venne raggiunto dopo 6 mesi dal massimo delle materie prime (oggi siamo al terzo);
  • Prendendo sempre come riferimento il 2009, il minimo dell’azionario venne raggiunto 9 mesi dopo al massimo delle commodity e 4 mesi dopo al minimo dei bond;
Grafico 07: Ciclo Bonds-Stocks-Commodities Vs CPI (detrendizzata).

Un’ulteriore verifica potrebbe essere quella di contestualizzare i cicli all’interno della situazione macro e per farlo possiamo avvalerci di una proxy realizzata con la media delle correlazioni dinamiche tra asset class; possiamo osservarne il confronto nel Grafico 08.

Grafico 08: Ciclo Bonds-Stocks-Commodities Vs proxy di correlazione tra asset class.

Quello che si può notare è come le condizioni di fondo siano state tutto sommato abbastanza costanti nel tempo, ma differenti per diversi contesti storici: la crisi finanziaria ha portato una nuova configurazione tra asset class che poi è stata nuovamente modificata nel 2017.

Infine, la Pandemia ha portato la brevissima e diversa configurazione, quella attuale, da cui ci stiamo nuovamente discostando.

A questo punto possiamo concentrarci sui minimi di ciclo, quelli che interessano a noi per capire dove e quando avverrà quello del mercato azionario; li mettiamo in evidenza nel Grafico 09.

Grafico 09: Ciclo Bonds-Stocks-Commodities.

Come possiamo notare dal grafico, per quanto riguarda i minimi del ciclo, la realtà si discosta dalla teoria: nonostante i bond siano quasi sempre i primi a ruotare, le commodity non sono sempre le ultime ed anzi, nella maggior parte dei casi coincidono (o addirittura anticipano) il minimo dell’azionario.

In media, dal minimo realizzato sui bond al minimo dell’azionario passano da 1 a 29 mesi, dato che non aiuta a fare previsioni se non nell’allertarci nel momento in cui il minimo dei bond venga effettivamente raggiunto.

Consapevoli della bassa numerosità delle osservazioni, quindi la mancanza di robustezza statistica, e supponendo che esista la possibilità che l’attuale ciclo si sviluppi in media con la propria ampiezza storica, allora possiamo dire che in un intorno con centro a +11 mesi dal minimo dei bond potremo vedere il minimo azionario.

CONCLUSIONI

L’analisi appena vista mette in evidenza che, al contrario dei massimi, i minimi tendono ad essere più rapidi e volatili, non rispettando sempre la teoria economica.

Inoltre, la situazione macroeconomica attuale non è paragonabile alle precedenti e si sta sviluppando con caratteristiche molto diverse dal passato.

Queste constatazioni dovrebbero creare scetticismo su possibili conclusioni dedotte dai risultati di questa analisi.

Detto questo, esiste però una tendenza abbastanza chiara: nel rispetto della teoria economica, i bond anticipando la rotazione ciclica.

Constatato questo e con la consapevolezza della mancanza di robustezza statistica data dalla scarsa numerosità e volatilità dei dati, nell’ipotesi che il bottom dei bond sia stato raggiunto (lo potremo vedere meglio con il prossimo dato) e considerando la media ciclica rilevata, potremmo ipotizzare un minimo azionario verso la fine del 2023.

Questo risultato si avvicina a quelli visti in precedenza negli articoli “Nasdaq: cicli, previsioni e bolle speculative” e “Ciclo economico e cicli di settore 2023”, ma non essendo supportato da robustezza statistica potrebbe rientrare in un confirmation bias dell’autore.

POST SCRIPTUM

Speriamo che le argomentazioni trattate possano coinvolgere i lettori al fine di sviluppare approfondimenti interessanti. Eventuali idee saranno prese in considerazione ed eventualmente sviluppate. Il team di The Sigma Squared fa ricerca e pubblica i risultati in modo gratuito. Approfittatene.
NOTA: Ricordiamo che il presente articolo non è un consiglio di investimento. L’autore NON è un consulente finanziario. Il vostro capitale è a rischio.

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Kris Vandelli

Laureato in Economia e Finanza, investo da oltre 10 anni; la mia passione per la statistica mi ha portato ad approcciare i mercati in termini prevalentemente matematici.

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