La guerra in Ucraina e la conseguente presa di posizione della UE ha risvegliato un problema che ben conosciamo, ma che da sempre ignoriamo: la nostra dipendenza dal gas russo.
Per risolvere questo problema abbiamo sentito parlare di varie ipotesi, dalla riapertura delle centrali a carbone al Nucleare. Ma quali sono le vie realmente percorribili?
Il team di The Sigma Squared ha realizzato una dettagliata analisi con l’obiettivo di far luce sul problema delle forniture energetiche russe.
IL GAS IN ITALIA: IMPORTAZIONE E CONSUMI
Prima di tutto analizziamo la situazione attuale dell’Italia: essendo stato caratterizzato dalla pandemia il 2020 non è una buona rappresentazione della produttività media quindi prenderemo come riferimento i dati del 2019 in modo da osservare una situazione in pieno regime produttivo.
Considerando quindi i dati ISTAT 2019, possiamo osservare che l’Italia consuma annualmente l’equivalente in gas di 169 milioni di tonnellate di petrolio, importandone il 93%.
Se eliminassimo le esportazioni, la produzione interna potrebbe coprire solo il 25% del proprio fabbisogno (Grafico 01).
Il 96% del Gas Naturale è utilizzato a scopo energetico: l’uso civile rappresenta la fetta più grande detenendo un 38%; segue il settore dei trasporti con il 32% e l’Industria con il 22%. Quest’ultima è quella che spaventa di più, perché potrebbe fermare la macchina economica Italiana (Grafico 02).
Il problema del Gas Russo coinvolge l’Italia in prima linea essendo seconda solo alla Germania per quantità importata tra i paesi europei; quest’ultima detiene una quota del 17% contro il 13% italiano (Grafico 03).
Riguardo ai consumi effettivi ci giochiamo il secondo posto con l’Inghilterra, con uno share del 13% sul totale Europeo (Grafico 04).
Questi dati mostrano l’enorme dipendenza che l’Europa (ed in particolare l’Italia) ha nei confronti di questa risorsa energetica, di cui non dispone (e non raccoglie) in grande quantità ed è costretta ad acquistare all’esterno.
Abbiamo già parlato del sistema di approvvigionamento di gas Europeo nel precedente articolo “Crisi Energetica europea: Natural Gas” in cui abbiamo messo in evidenza tutte le linee di rifornimento del vecchio continente; già qui emergeva l’enorme dipendenza dell’Italia facendo affidamento al Gas Russo per il 46% (Grafico 05).
Avendo chiaro il quadro del nostro paese ora dobbiamo chiederci come fare a sostituire il nostro principale fornitore di Gas Naturale.
COME SOSTITUIRE IL GAS RUSSO
25 miliardi di metri cubi di gas: questo è l’ammontare del gas proveniente dalla Russia di cui dobbiamo preoccuparci.
Ne parla in un intervista al Corriere della Sera il ministro della Transizione Ecologica Cingolani: egli afferma che abbiamo già contratti con i nostri partner Africani (Libia e Algeria) per una fornitura addizionale di 10 miliardi di metri cubi, da iniettare entro metà anno e 5 miliardi in gas liquido da USA, Canada e Nord Africa.
Quindi abbiamo già risolto il 60% del nostro problema nel breve termine.
Cingolani poi continua dichiarando che entro 2-3 anni saremo in grado di staccarci completamente dalla Russia attraverso energia pulita ed un nuovo rigassificatore galleggiante che, se ipotizziamo avere la stessa capacità di quello Toscano, potrebbe aggiungere circa 3.75 miliardi di metri cubi all’anno (Immagine 01).
Ma rimangono comunque fuori 10 miliardi nel breve termine: se la Russia andasse seriamente sul piede di guerra potrebbe interrompere le forniture dall’oggi al domani.
Questo equilibrio non è ancora stato infranto perché paradossalmente l’Europa sta finanziando la guerra in Ucraina fornendo ai russi circa un miliardo al giorno in pagamenti per il gas.
Ma il potere di cambiare questo status, in questo momento, è in mano a Putin.
LE CENTRALI TERMOELETTRICHE A CARBONE IN ITALIA
Come riporta il Sole 24Ore, in Italia abbiamo sette centrali a carbone, cinque dell’Enel e due del gruppo A2a. Una sola non è funzionante, la centrale termoelettrica Eugenio Montale di Vallegrande (a La Spezia, in Liguria) spenta a fine 2021 e su cui si sta valutando la conversione a Gas Naturale.
Questa centrale ha una capacità di 1282 MW; con una serie di approssimazioni possiamo calcolare la dimensione di copertura dell’equivalente energetico di Gas Naturale, pari a circa 0.8 bcm, dei 10 mancanti. Questo significa che, in caso di emergenza, potremmo riattivarla con la speranza di coprire l’ 8% del fabbisogno energetico mancante. Supponendo inoltre di produrre a pieno regime con tutte le altre centrali attive potremmo nel migliore dei casi raggiungere una quota del 15%, sostituendo quindi 1.5 bcm di Gas Naturale russo (Immagine 02).
In sostanza, contare sul carbone non sembra essere la soluzione giusta e lo conferma lo stesso Cingolani nelle sue ultime dichiarazioni.
CONCLUSIONI
L’Italia è a corto di Gas: un’eventuale chiusura dei rapporti commerciali con la Russia a causa della guerra in Ucraina potrebbe portare l’Italia ad una carenza di breve termine di 9 bcm pari al 27% dell’importazione totale da Gazprom.
Il governo parla di soluzioni di medio periodo (2-3 anni) facendo affidamento alle scorte per affrontare il breve: al momento abbiamo circa 74 TWh immagazzinati; 9 bcm di Gas mancanti possono essere convertiti in circa 96 TWh; questo significa che le scorte possono far fronte al 77% dell’eventuale mancanza (supponendo di riattivare anche la centrale di La Spezia e mandare a pieno regime tutte le altre centrali a carbone).
La primavera sicuramente aiuterà ad affrontare il problema e forse potremmo davvero riuscire a non preoccuparci per tutta l’estate; ma sarebbe meglio cominciare a pensare già a Settembre 2022 e al prossimo inverno che al momento sembrano essere in parte scoperti.
Accelerare sull’energia green è sicuramente cosa buona ed anche i mercati lo sanno, con un ETF Ishares Global Clean Energy (IQQH) che dall’inizio della guerra ha raggiunto un picco del +37%.
Ma sostituire il 46% delle nostre forniture di gas in 6 mesi sarà un’impresa e al momento non sembrano esserci chiare soluzioni.