PETER LYNCH
Era il 1994 quando Peter Lynch, uno dei più grandi “maestri” della finanza, dava pubblicamente lezioni di borsa al mondo intero.
Le sue parole riecheggiano ancora oggi nei vari social ed ogni tanto qualcuno ricondivide questo video, con rispetto e stima per un personaggio capace e di successo. Credo si possa dire che Lynch sia un riferimento nel mondo della finanza.
Nel suo discorso tocca vari argomenti, ma c’è un passaggio in particolare che penso sia interessante analizzare oggi, alla luce del 2020.
Ovviamente Lynch non avrebbe mai potuto immaginare la bolla delle dot-com, la crisi delle tigri asiatiche ed i nuovi sistemi informativi che in pochissimi anni hanno creato l’incredibile interconnessione finanziaria globale di oggi.
Lynch esprimeva verità che rappresentavano la sua realtà, la realtà del 1994, una realtà che risale ad ormai 26 anni fa.
Richiamando quel discorso, la questione che ci siamo posti noi, è quella di capire se quelle regole, quelle basi che sembravano tanto semplici quanto chiare, possano essere valide ancora oggi, dopo tutte le evoluzioni dell’alta finanza subite in questi anni.
INVESTIRE IN BORSA E’ SEMPLICE
Sostanzialmente, Lynch afferma che il mercato è semplice da comprendere: ogni azione è rappresentativa di una impresa e quindi se l’impresa “va bene” allora il titolo si apprezzerà.
A livello tecnico, potremmo interpretare le sue parole come la presenza di una correlazione tra solidità dei fondamentali dell’impresa / crescita dei profitti e andamento del prezzo del titolo azionario.
L’aspettativa è quindi quella che se un’impresa fa utili e magari ha un tasso di crescita positivo, questo sarà strettamente correlato all’andamento del prezzo (affermazione che pare essere indiscutibilmente sensata).
Lynch tra l’altro nomina un titolo che utilizza da esempio, Coca Cola, ricordando l’incredibile crescita dell’epoca.
Nel 1994 un discorso del genere non sarebbe mai potuto essere messo in discussione, ma oggi? Il mercato funziona ancora in questo modo?
EBITDA e REDDITO NETTO
In Finanza, tra i più importanti indicatori fondamentali per la valutazione di un titolo azionario, abbiamo l’EBITDA (Earnings Before Interests Taxes Depreciation and Amortization) che in Italiano è più semplicemente “MOL”, Margine Operativo Lordo: l’ EBITDA è un indicatore di redditività che ben rappresenta il business dell’impresa avendo al suo interno solo elementi derivabili direttamente dal suo core business.
Algebricamente è costituito da:
EBITDA = Valore produzione – Costi delle materie prime – Costi dei servizi – Costi del personale – Costi di funzionamento
D’altra parte, il Conto Economico rappresenta il risultato della gestione aziendale in un determinato arco temporale e per le grandi aziende quotate nelle principale piazze d’affari, la cadenza è trimestrale.
L’ “ultima riga” del conto economico è il Reddito Netto, che esprime quello che potremmo chiamare “gran totale”.
Semplificando al massimo, potremmo interpretarlo algebricamente come:
REDDITO NETTO = Ricavi totali – Costi totali.
Guardando questi due valori possiamo analizzare l’operato della gestione aziendale in quel determinato arco temporale e, se confrontato al precedente valore, possiamo ricavare una sorta di tasso di miglioramento.
Ovviamente, un’analisi completa necessiterebbe di altri indicatori, ma per una prima approssimazione dell’attività reddituale di un’impresa, ci faremo bastare EBITDA e Reddito Netto.
CORRELAZIONE TRA FONDAMENTALI E PREZZO AZIONARIO
Come ha esposto Lynch nel suo discorso, la logica vorrebbe che un’impresa con fondamentali in crescita si deve tradurre in crescita del prezzo azionario; ovviamente ci dovremmo aspettare la stessa cosa in senso opposto.
Partendo proprio dall’esempio di Lynch, abbiamo ripreso il titolo di Coca-Cola (KO – NYSE) e ne abbiamo confrontato l’andamento del prezzo azionario degli ultimi 5 anni circa, con i suoi indicatori di redditività:
Il grafico mostra un REDDITO NETTO trimestrale con oscillazioni abbastanza marcate ma che può essere facilmente stabilizzato considerando l’andamento dei valori annuali.
L’EBITDA invece risulta piuttosto piatto e costante che, anche in questo caso, approssimandolo ad un dato annuale, avrebbe un andamento relativamente piatto.
Il Business Coca Cola sembra quindi consolidato, senza grandi aspettative ma con un andamento che sicuramente potrebbe rientrare a far parte di quel gruppo di titoli ritenuti “Quality”.
Non si può dire lo stesso per lo stock price, che passa da un livello medio di 40 dollari per azione del primo periodo fino a toccare un picco del +50% in pochi anni.
Se guardiamo il punto di picco massimo e quello di inizio periodo, l’EBITDA è praticamente lo stesso.
La correlazione tra i rendimenti degli indicatori e quelli del prezzo è inesistente.
Quindi, come possiamo giustificare un rialzo del prezzo azionario del genere?
Di seguito riportiamo alcuni altri esempi, tra cui McDonald’s (MCD –NYSE):
In questo caso, la non correlazione tra EBITDA / Reddito Netto e Prezzi azionari è ancora più netta.
Ma il caso più ecclatante è TESLA (TSLA – NASDAQ)
Gli andamenti sono totalmento scorrelati infatti i rialzi ed i ribassi dei fondamentali non corrispondono a quelli dei prezzi; i livelli di correlazione sono molto bassi, senza considerare che gli indicatori reddituali assumono valori negativi, che teoricamente dovrebbero essere segnali corrispondenti ad un andamento decrescente del prezzo.
In definitiva, una prima e approssimativa analisi potrebbe portarci a sostenere che le affermazioni di Lynch degli anni 90 non trovano conferma nei mercati del 2020.
TIMING
A difesa di Lynch, si potrebbe replicare che, essendo i dati fondamentali a condizionare le aspettative degli operatori, ci potrebbe essere una risposta ritardata in termini di timing, tra movimento dei fondamentali e movimento dei prezzi, dove i primi anticipano gli altri. È vero che la reazione del prezzo azionario all’uscita del dato fondamentale è istantanea, ma è anche vero che lo è in termini di volatilità relativamente più piccola rispetto a rialzi di lungo termine.
Calcolando le correlazioni con i movimenti di mercato di 60 giorni dopo all’uscita del dato trimestrale, per TESLA e McDonald’s in effetti si nota un innalzamento della correlazione passando da valore di zero a valori intorno a 0.3. Bisogna applicare un ritardo di 120 giorni invece per Coca Cola per avere un aumento della correlazione intorno a 0.2.
Ad ogni modo, questi valori sono comunque lontani da una eventuale conferma empirica alle parole di Lynch.
LA FINANZA COMPORTAMENTALE E L’ EFFETTO PLACEBO
A causa della forte globalizzazione dei sistemi finanziari, che permette una rapida movimentazione dei capitali, unita al forte sviluppo dei sistemi informativi, che diffondono rapidamente eventuali cambi di rotta delle aspettative, mai come ora, la finanza comportamentale guida i sistemi finanziari.
Se pensiamo ad un titolo come Tesla, che ancora ad oggi stenta a segnare un Reddito netto positivo, ma che sta capitalizzando un valore azionario senza eguali, segnando un incremento nel valore unitario delle sue azioni di un +450% in 6 anni, allora dobbiamo chiederci se davvero, come diceva Lynch 26 anni fa, “la borsa è una cosa semplice, che risponde a regole semplici” o se invece ad oggi dobbiamo mettere in campo ragionamenti ben più complessi.
Comportamenti di gregge, aspettative formulate su supposizioni che si trasformano in vere e proprie scommesse e operazioni di marketing capaci di convincere gli investitori a puntare su aziende prive di fondamentali, sono gli ingredienti della finanza moderna.
Se condiamo tutto con il “drogaggio” delle banche centrali che, acquistando titoli massivamente, alimentano l’innalzamento delle quotazioni, abbiamo buttato le basi per rendere il contesto ben più complicato della lucida ma semplicistica interpretazione di Lynch del ’94.
Se si ha un male (un pericolo di recessione) e qualcuno ti convince di conoscere la giusta cura (comprare titoli) allora tu smetterai di sentire il dolore e tornerai alla tua vita come se niente fosse (continuando a comprare); il punto di svolta sarà quando il male sarà così radicato da non poter essere contrastato da un effetto placebo.