Tutti si stanno domandando quando e dove avverrà il bottom di mercato.
L’attuale rally al rialzo ha fatto pensare a molti che il fondo sia già stato raggiunto.
Ma se non fosse così? Per capirlo abbiamo aggiornato l’analisi sui cicli di mercato realizzata sul Nasdaq in primavera 2021 che riuscì ad individuare con sufficiente precisione il top di mercato.
IL PUNTO FINORA
Il 6 aprile 2021 abbiamo pubblicato un articolo intitolato “2021: una nuova bolla speculativa?”, una ricerca che puntava a capire la sostenibilità della forte crescita dei mercati azionari ed eventualmente definire quando questa crescita avrebbe potuto raggiungere l’apice. L’analisi concludeva affermando che esisteva una possibilità sulla realizzazione di un top a fine estate.
Il massimo di mercato si è realizzato a novembre, con un paio di mesi di ritardo, andando comunque molto vicino al target temporale mostrato nella nostra analisi.
Abbiamo deciso quindi di aggiornare i dati in modo da scovare eventuali indizi che potrebbero aiutarci nell’individuare un possibile bottom di mercato.
NASDAQ: CICLI DI MERCATO
Nella precedente ricerca, per individuare i cicli di mercato, abbiamo utilizzato l’attraversamento della media 200 su timeframe settimanale.
Aggiornando i dati dell’analisi, possiamo vedere come l’ultimo rally rialzista sia terminato in novembre 2021, dopo 664 settimane di salita, rendendosi il rally più lungo dal 1970 e con una performance di +1141% (Grafico 01).
Ad oggi, il bear market ha raggiunto un minimo del -37% e la domanda è se questo possa essere o meno il bottom di questo ciclo.
Per capire il livello medio di crescita ed avere un confronto diretto con i precedenti bull market, possiamo calcolarci il rendimento settimanale medio (Grafico 02).
Il grafico ci mostra che, nei mercati a crescita “normale” (quindi privi di bolle), abbiamo una certa costanza nei rendimenti medi, con una performance del +0.66% settimanale.
Durante la bolla delle dot com, questo valore è cresciuto oltremodo, arrivando a quasi il +3%.
L’ultimo rally al rialzo, caratterizzato dalla forte crescita delle aziende tech americane, è stato paragonato alla bolla del 2000; in realtà, però, si potrebbe dire che la magnitudo di quest’ultima sia stata la metà di quella vista negl’anni 2000, infatti la crescita media settimanale si è attestata al +1.72%.
Possiamo ripetere lo stesso esercizio anche nei bear market, rilevandone la decrescita media (Grafico 03).
A causa della più breve durata, i bear market presentano meno similitudini tra di loro in termini di decrescita media settimanale; possiamo però notare un interessante dettaglio: durante la bolla delle dot-com la performance media è stata di un -0.56% alla settimana, esattamente come l’andamento attuale, una decrescita tutto sommato lenta e graduale.
Concentrandoci quindi sul confronto tra le due bolle tecnologiche, possiamo osservare che nonostante la differenza in termini di dimensione, la durata dell’ultimo rally ascendente è stata simile, 74 settimane nel caso della bolla della dot-com contro 87 settimane per quanto riguarda quella del 2022 (Grafico 04).
Per quanto riguarda la durata del bear market post scoppio della bolla, nel 2000 il bottom è stato raggiunto dopo 134 settimane (Grafico 05).
Se questo bear market dovesse mantenere la stessa proporzione in termini di “durata di crescita”/ “durata di decrescita” allora dovremmo aspettarci il raggiungimento del bottom alla 158esima settimana.
Inoltre, se questo bear market dovesse continuare a performare con lo stesso ritmo attuale (che è lo stesso della bolla della dot-com), allora l’aspettativa dovrebbe essere quella raffigurata nel Grafico 06.
Sarebbe una previsione assolutamente drammatica che vedrebbe il livello dell’indice più in basso di un 40%/45% dai livelli attuali.
BOLLE SPECULATIVE
A questo punto dobbiamo chiederci se lo scenario ipotizzato sia davvero possibile.
Un metro di paragone possiamo individuarlo dalle recenti bolle speculative, quella delle dot-com appena vista e la crisi dei subprime del 2009.
Attualmente, il Nasdaq si trova sul livello della media settimanale a 200 periodi; nelle ultime due crisi, dopo l’attraversamento di questa media, l’indice americano è sceso tra un 45% e un 56%. Essendo che l’attuale bolla, come visto, ha avuto una crescita meno espansiva rispetto a quella del 2000, si potrebbe immaginare un contro-movimento meno violento, simile appunto a quello della crisi dei subprime.
Un -45% sarebbe in linea con lo scenario appena immaginato (Grafico 07).
FEDERAL EFFECTIVE RATE
L’analisi appena realizzata, basandosi semplicemente sulle similitudini storiche che si possono riscontrare sul Nasdaq, tecnicamente è di tipo frattale e quindi senza fondamento economico, ma basata solo sull’idea che la storia si possa ripetere.
La Fed, come principale banca mondiale al mondo, controlla (o forse genera) i cicli di mercato; alzando o abbassando il tasso di interesse federale, guida tutti i tassi del mercato che a loro volta hanno ripercussioni dirette sui prezzi dei titoli azionari.
Esiste un punto chiave, quello che viene chiamato “pivot”, cioè il momento in cui la banca centrale americana modifica la propria politica monetaria da restrittiva ad espansiva, che incide significativamente sull’economia reale e sulle aspettative degli operatori.
Secondo i piani della FED, il Pivot verrà raggiunto in autunno 2023. Osservando il pivot delle ultime bolle speculative, possiamo notare come questo sia decisamente lontano dal bottom e, anzi, è molto più vicino al top di mercato (Grafico 08).
CONCLUSIONI
L’andamento passato non è una certezza per il futuro e non c’è nessun motivo di credere che l’attuale bear market possa comportarsi come altri del passato, se non nelle ipotesi di frattalità o di ciclicità che difficilmente possono trovare robustezza statistica a loro favore.
Questa è la premessa che va tenuta bene a mente quando si fanno valutazione del genere.
Con questa consapevolezza, possiamo però affermare che l’analisi qui presentata ha messo in evidenza indizi a favore di un proseguimento dell’attuale bear market, ipotizzando dei nuovi minimi di mercato nel 2023.
Questa view si contrappone all’idea diffusa che il bottom di mercato sia già stato raggiunto e dovrà quindi trovare ragione in nuovi approfondimenti che abbiamo intenzione di realizzare nelle prossime settimane.