Riguardo l’ipotetica bolla in atto sulla piazza di New York non c’è ancora un’opinione forte e ben definita tra gli analisti. C’è chi dice che siamo in bolla, chi dice che non è vero e chi invece afferma che “un po’ di bolla c’è”. Insomma, tanti pareri contrastanti che non aiutano a capire la vera situazione. Il Team di The Sigma Squared ha fatto luce su questo argomento riportando i risultati di un’approfondita analisi.
LE BOLLE SUL NASDAQ
Negl’ultimi 20 anni abbiamo già vissuto due bolle: quella delle dot-com degli anni duemila e quella dei Subprime circa 10 anni dopo. Non sembra nemmeno un caso che, a distanza di altri 10 anni, ci troviamo a dover parlare nuovamente dell’argomento.
La bolla delle dot-com era prettamente tecnologica e analogamente molto simile a quella che (ipotizziamo) si stia sviluppando ora: l’analogia sta nell’incredibile euforia degli investitori per le nuove tecnologie, le così dette “disruptive technologies”, che hanno portato sui mercati un’enorme quantità di investitori retail.
Negl’anni duemila si generò questa stessa eccessiva euforia; in quel caso, però, il fulcro furono le società informatiche dalle quali ci si aspettava rendimenti futuri molto elevati; queste aspettative andarono poi ad autoalimentare una bolla che finì inesorabilmente per scoppiare, portando il Nasdaq ad un crollo del 76%.
La Crisi dei Subprime, invece, si sviluppò in settori e condizioni decisamente diverse infatti il Nasdaq quasi non la rilevò se non per il successivo crollo; quest’ultimo però fu una conseguenza più che una causa, coinvolgendo più o meno tutti i mercati.
Il Grafico 01 mette in evidenza i momenti di mercato del Nasdaq in cui si sono generate (o si stanno ipoteticamente generando) bolle speculative. Il grafico mostra i rendimenti settimanali cumulati del Nasdaq fatto zero il 01/01/1995.
Il grafico mostra due tipi di sviluppo molto differenti tra loro:
- Dot-com Bubble: si è registrata un’accelerazione dei rendimenti molto marcata (decisamente insostenibile) nelle settimane prima del crollo; lo scoppio della bolla ha fatto precipitare l’indice fino al precedente livello di minimo, azzerando l’intera performance di esubero; inoltre ci sono voluti 12 anni per raggiungere nuovamente il massimo generato nel 2000;
- Subprime Bubble: la crescita prima dello scoppio era “normale”, sostenibile, senza nessun tipo di evidenza o di segnale che potesse preannunciare un imminente crollo; quest’ultimo ha avuto una magnitudo minore ed è stato recuperato in poco più di 3 anni.
Quanto osservato ci fa quindi pensare che l’ “habitat naturale” in cui ricercare bolle sul tecnologico sia proprio il Nasdaq Composite, motivo per il quale quest’analisi è concentrata proprio su di esso.
CICLI DEL NASDAQ
Quando si parla di mercati finanziari è ormai noto a tutti che gli eventi passati non possono essere considerati rappresentazioni del futuro; ma è anche vero che conoscere il passato può darci un’idea di quello che è più o meno probabile che accada.
Per questo motivo è bene partire dalla storia: il Grafico 02 illustra i rendimenti cumulati settimanali dal 1971 ad oggi del Nasdaq Composite; inoltre vengono evidenziati i principali massimi (cerchiati in verde) ed i principali minimi (cerchiati in rosso); vengono inoltre riportate le distanze tra massimi in termini di numero di settimane.
Avendo davanti l’intera storia risulta evidente la magnitudo della Bolla delle dot-com.
Se consideriamo i principali massimi raggiunti dall’indice, possiamo rilevare una distanza media tra picchi di 216 settimane con una deviazione standard di 116; un dato che rivela un’alta dispersione e quindi risulta essere poco d’aiuto se non per dire che oggi ci troviamo a 136 settimane dall’ultimo massimo, ancora sotto alla media (escludendo dal calcolo il crollo dovuto alla pandemia che è stato recuperato in pochissimo tempo).
Ma vediamo ora cosa succede considerando solo i massimi e minimi che hanno infranto la media a 200 del valore dell’indice: il Grafico 03 ne presenta i risultati.
Ora il quadro è leggermente diverso, con una media di 300 settimane e una deviazione standard di 150, ma risultano ancora valori molto dispersi.
Una cosa però è molto chiara: l’ultimo rally pre-pandemia è senza precedenti; addirittura, il “crollo” dovuto alla pandemia, che ha registrato un misero -20% (contro una media di -40%), sembra quasi una piccola distrazione immediatamente recuperata ed, anzi, utilizzata come trampolino di lancio per accelerare la crescita. Infatti, non considerando la Pandemia, abbiamo un rally di 631 settimane, cioè 13 anni che Wall Street accumula denaro, inesorabilmente.
Un altro dato interessante, che evidenzia l’attuale “mega-rally”, è la distanza dall’ultimo massimo, pari a 701 settimane (sempre escludendo la pandemia). Storicamente è assolutamente la crescita più lunga mai registrata (anche considerando il massimo generato pre-pandemia sarebbe comunque il rally più lungo).
È un dato preoccupante? La crescita è sostenibile?
CRESCITA NORMALE E CRESCITA DA BOLLA
La lunghezza del rally in sé non è un dato preoccupante, nonostante il record che si continua a registrare settimana dopo settimana.
Bisogna però capire se questa è una crescita sostenibile; per farlo potremmo confrontare il rendimento medio settimanale di ogni rally del Nasdaq, in modo da capire la differenza tra una situazione di bolla ed una “normale”.
Il Grafico 04 riporta proprio questi valori, considerando minimi post-rottura del limite della media a 200 periodi.
Questo grafico mette in luce un dato molto interessante: escludendo il periodo di bolla Dot-com e l’ultimo periodo (oggetto d’analisi), possiamo osservare un rendimento medio settimanale di +0.66% con una deviazione standard di 0.08%; quindi un valore piuttosto costante.
Diverso invece è il caso della bolla dot-com in cui la crescita registrata sfiora il +3%, cioè 4,5 volte la crescita “normale” (vedi Grafico 05).
Riusciamo quindi a definire due scenari differenti possibili sul Nasdaq:
- “crescita normale”: crescita con valori di rendimento medio settimanale vicini al valore di +0.66%;
- “crescita da bolla”: crescita con valori di rendimento medio settimanale vicini al valore di +3%.
Il rally che stiamo vivendo ha una crescita attuale di +1.14% che non si colloca ancora vicino a valori della bolla degli anni 2000 ma è chiaramente superiore alla media di crescita normale.
Questo è sicuramente un campanello d’allarme.
TECH BUBBLE
Concentrandoci sugli ultimi 20 anni circa, possiamo evidenziare un dato che sarà forse più interessante per gli analisti tecnici che per quelli quantitativi: i massimi delle due bolle distano circa 400 settimane; misura molto simile al massimo successivo registrato prima del 2016 (anno che iniziò con notevoli tensioni sui mercati – Grafico 06).
C’è da dire che il Nasdaq, in quel caso, ne risentì “lievemente”, ma è comunque curioso notare che la ripetizione sia avvenuta proprio con quella misura temporale.
É doveroso specificare che queste osservazioni non hanno fondamento statistico dato il numero di osservazioni e (a questo livello) sono da considerarsi solo dei casi.
Supponiamo ora di avere la certezza di essere in una nuova bolla tecnologica; supponiamo inoltre che le bolle tecnologiche si sviluppino esattamente allo stesso modo.
Facendo riferimento alla bolla delle Dot-com possiamo allora vedere in che punto siamo del suo sviluppo: il Grafico 07 riporta il rendimento medio settimanale registrato dall’ultimo minimo prima del rally che (supponiamo) porti al picco di crash della bolla.
Dopo 54 settimane (area in cui sarebbe ora la bolla tecnologica) registriamo un andamento molto simile sia in termini grafici che in termini di rendimento medio settimanale: la bolla delle Dot-com ha accelerato ad un ritmo medio settimanale di +1.18% contro la “Tech Bubble” che attualmente ha un ritmo simile di +1.36%.
Sempre nell’ipotesi astratta che si sviluppino allo stesso modo, dovremmo allora registrare nelle prossime settimane un’ulteriore accelerazione: il Grafico 08 riporta i valori “attesi” in questa eventualità.
Per rispecchiare questa ipotesi, l’accelerazione attesa dovrebbe raggiungere un valore medio di +3.22% nelle prossime 20 settimane.
Chiaramente, la probabilità che questa nuova ipotetica bolla in fase di sviluppo si evolva esattamente come nel passato è decisamente bassa.
Però, se nelle prossime settimane dovessimo registrare un’accelerazione nei rendimenti settimanali, allora forse dovremmo cominciare a preoccuparci davvero.
CONCLUSIONI
L’analisi condotta sull’indice del Nasdaq Composite ci ha portato a definire che l’espressione (già usata da qualche analista) “un po’ di bolla c’è” è forse quella che descrive meglio il fenomeno che stiamo vivendo: la crescita del rally attuale, quasi doppia rispetto a momenti di “normalità”, fa pensare all’inizio di un’accelerazione tipica da bolla; potrebbe essere anche valida la teoria di una mini-bolla da cui aspettarsi un crollo differente da quello degli anni 2000, più moderato, ma sempre che questo accada a breve, cioè molto prima di 20 settimane.
In tutti i casi, ciò che è certo, è che la crescita del Nasdaq che si sta verificando, con valori settimanali in media di +1.14%, è di molto superiore al riferimento di “crescita normale”; storicamente, infatti, i rally hanno registrato valori in media di +0.66%.
La crescita attuale non è quindi sostenibile ed è destinata perlomeno a rallentare. Non è detto però che questo accada a breve; anzi, nel breve periodo, se dovesse manifestarsi una vera e propria bolla, potremmo osservare un’ulteriore accelerazione.
Ammesso che questo succeda e considerando le conclusioni riportate nel precedente articolo “Migliori Mesi per investire”, sarà sicuramente molto interessante vedere cosa succederà tra Agosto e Settembre.