Crisi energetica europea: Natural Gas

Il prezzo del Gas sta raggiungendo livelli insostenibili; ma da cosa è dovuto? E quando scenderà?

Indice

Da Marzo a Settembre 2021 il prezzo del gas è più che raddoppiato.

La dipendenza energetica Europea verso questa risorsa, rende il nostro continente estremamente vulnerabile a fattori esogeni di cui non abbiamo il controllo.

Essendo un tema molto importante che impatta direttamente sulla nostra vita, il team di The Sigma Squared ha deciso di realizzare un’approfondita ricerca che analizzi tutte le variabili in gioco così da capire quale possa essere l’aspettativa per i prossimi mesi.

PREZZO STORICO

La pandemia ha portato il prezzo del Gas ai minimi degl’ultimi 25 anni; a Giugno 2020 il prezzo spot era di $ 1.59 /MMBtu (“Milione di British Thermal Units”) per poi crescere fino ad un picco registrato in Ottobre di $ 6.5, cioè una crescita del 300% in poco più di un anno; un livello che non si vedeva dal 2014.

Attualmente il prezzo spot si aggira intorno ai $ 3.65 contro il livello medio degli ultimi 20 anni di $ 4.4. 

Il Natural Gas è una commodity altamente stagionale, con normali picchi nella stagione fredda (dell’emisfero boreale) e rilassamenti nei mesi più caldi dell’anno, con minimi localizzati già in primavera (Aprile-Maggio).

Il Grafico 01 mostra il suo andamento storico, evidenziando i minimi ed i massimi degli ultimi 10 anni.

Grafico 01: Prezzo mensile del Natural Gas in dollari per Milioni di British Thermal Units.

Come si può notare, è abbastanza normale rilevare picchi intorno a Gennaio-Febbraio.

L’attuale massimo, generato in Ottobre, rappresenta un’anomalia che anticipa il suo ciclo naturale di alcuni mesi.

CONSUMI E APPROVVIGIONAMENTI: LA RETE DI GASDOTTI EUROPEA

Il Gas Naturale è una risorsa energetica di cui l’Europa non può fare a meno: è utilizzata non solo per uso domestico, ma anche per la produzione industriale e per la creazione di energia elettrica. 

Essendo ritenuta una fonte di energia green, è incentivata nel suo utilizzo rispetto a Petrolio o Carbone.

Ed è qui che nasce il problema: a differenza del Carbone di cui l’Europa potrebbe usufruire attraverso le miniere tedesche, il Gas scarseggia nel vecchio continente e, nelle zone in cui abbonda, sta diventando non estraibile per un problema di sicurezza pubblica (vedi i terremoti in Olanda).

Questo disallineamento tra domanda ed offerta interna porta l’Unione Europea ad essere dipendente da dinamiche esogene di cui non ha nessun controllo.

L’Europa consuma mediamente 370 miliardi di metri cubi all’anno, con picchi di flusso che arrivano a 584 bcm nella stagione fredda.

La sua produzione ammonta a circa il 16% del proprio fabbisogno, ed è in diminuzione proprio per la chiusura di siti olandesi o esauriti o pericolosi.

Ne risulta che dipendiamo dall’estero per una media di 310 bcm/anno di cui il 46% sono forniti dalla Russia.

Concentrandoci solo sulla fornitura diretta attraverso gasdotti (“pipelines”) possiamo analizzare il quadro attraverso l’ Immagine 01: i condotti fissi, di diverse misure e portate, entrano in Europa da ogni direzione.

Immagine 01: Principali Gasdotti di fornitura Europea.

La mappa mostra le condutture già realizzate e funzionanti (linee continue) e quelle in costruzione (o ipotizzate) in linea puntellata (per maggiori dettagli si faccia riferimento al seguente link).

Come dicevamo, il fornitore principale è la Russia, tramite Gazprom (GAZP.ME) che ci fornisce da Nord a Sud con 5 linee principali che attraversano vari stati Europei; in particolare, due linee tra le più importanti attraversano l’Ucraina, notoriamente in disputa con la Russia.

La Yamal, che potrebbe definirsi la linea più importante, attraversa Bielorussia e Polonia, alle quali deve pagare le tasse di transito per arrivare a consegnare il Gas alla Germania, principale utilizzatrice.

Per rimediare a questo problema è stata costruita Nord Stream, una linea sottomarina che attraversa il mar Baltico collegando direttamente la Russia alla Germania.

Allo stesso modo è collegato il sud Europa, tramite la rete TurkStream che attraversa il Mar Nero ed emerge direttamente in Turchia, vicino al confine Bulgaro.

Da circa un anno l’Europa ha cominciato a ricevere anche il gas della TANAP, la linea terrestre che dall’ Azerbaigian raccoglie gas del Mar Caspio, attraversa tutta la Turchia (la quale ne trattiene per sé circa un 35%) per poi consegnare all’Europa una quantità di Gas che non copre neanche il 3% delle sue importazioni.

Dall’Africa abbiamo l’Algeria che controlla 3 linee che attraversano il mediterraneo, e la Libia che ci fornisce la quota più piccola delle nostre importazioni.

A Nord-Ovest il gas arriva anche dalla Norvegia, con la sua intricata rete sottomarina nel mare del Nord, che rifornisce l’Inghilterra, la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Francia.

La Norvegia è un importante fornitore e consegna il 40% delle nostre importazioni con una media di 120 bcm annui. Le richieste della UE spingeranno questo partner ad incrementare la sua fornitura per i prossimi 3 anni fino a stabilizzarsi nel 2025.

PROGETTI IN VIA DI SVILUPPO

Gazprom ha appena ultimato la realizzazione di Nord Stream 2, una rete parallela a Nord Stream 1, che ha l’obiettivo di raddoppiare la capacità di flusso di gas direttamente inviato alla Germania che copre l’ 8% del fabbisogno Europeo e passerebbe ad una quota del 16%; attraversando il Mar Baltico, questa linea bypasserebbe tutti gli altri stati come Bielorussia e Polonia, evitando quindi le tasse di transito.

A sud, alcuni anni fa, si era ipotizzata la costruzione di un nuovo gasdotto che dall’Algeria potesse arrivare fino al Nord Italia, passando dalla Sardegna: progetto GALSI, successivamente accantonato, ma che potrebbe essere una valida alternativa.

Un progetto invece già attivato è quello del gasdotto EASTMED, che da Israele porterà il gas prima a Cipro, poi in Grecia fino ad arrivare in Italia; la sua attivazione è prevista tra il 2024 e il 2026 e strapperà una quota di mercato pari al 3% del fabbisogno attuale.

Sia nel progetto GALSI che in EASTMED è coinvolta l’Italiana Edison S.p.a (EDNR.MI).

Ma l’unica vera alternativa di breve termine deriva dalle consegne di LNG (Liquefied natural gas) consegnabile via nave e che ad oggi ci viene fornito in prevalenza dagli Stati Uniti e dal Qatar.

LA CRISI ENERGETICA EUROPEA DEL 2021

Ora che abbiamo un quadro delle dinamiche presenti e future, vediamo nel dettaglio le cause che hanno portato all’aumento del prezzo del gas Europeo.

Nell’ultimo anno l’economia Europea è ripartita in modo esponenziale, riportando l’industria a pieno regime; questa accelerazione improvvisa è stata sfavorita da una serie di rallentamenti della “supply chain” cioè la catena di fornitura mondiale che regola i flussi di merci e di energia; gli eventi imprevisti nel dettaglio sono stati numerosi e molti collegabili al cambiamento climatico (ne abbiamo discusso nel precedente articolo “La crisi energetica del 2021”); ma ci sono stati anche eventi sfortunati come la Ever Given incagliata nel canale di Suez che ha bloccato per giorni il traffico marittimo tra cui 25 petroliere.

Ma questo è solo un dettaglio della fitta ed intricata rete di fattori che hanno influenzato l’innalzamento del prezzo del gas. Li riassumeremo per punti:

  • La produzione di gas Europea, prevalentemente di origine Olandese, è crollata, passando da circa 75 bcm del 2019 a circa 60 bcm di quest’anno; il principale pozzo, quello di Groningen, capace di scandire la ciclicità dei consumi Europei, è andato man mano esaurendo fino alla sua chiusura definitiva prevista per la metà del 2022. L’Inghilterra, anch’essa produttrice, ha visto un calo di circa il 30% nel 2021 rispetto al 2019, a causa dell’impatto dovuto al Covid. La produzione di Gas in Europa è prevista in declino dall’ Oxford Institute for energy Studies almeno fino al 2023.
  • Sul lato africano, abbiamo registrato un aumento di importazioni provenienti dall’Algeria che sta incrementando le forniture dalla linea MEDGAZ; questo incremento è prodotto dalle conseguenze derivanti dall’annullamento del contratto di transito con il Marocco sulla rete MAGHREB; il contratto di quest’ultima, infatti, terminava proprio quest’anno e le tensioni politiche tra i due paesi hanno fatto sì che non venisse rinnovato azzerando così il flusso di gas. Ora l’Algeria si sta impegnando per fornire la Spagna allo stesso ritmo attraverso consegne via nave in attesa di ampliare la rete MEDGAZ.
  • La TANAP, nel frattempo, è riuscita a compensare il calo di forniture registrato quest’anno dalla Libia, la quale, al contrario, ha dimezzato l’esportazioni verso l’Italia, sfruttando un terzo della capacità totale della linea libanese (GREEN STREAM).
  • In Agosto 2021, un incendio in un impianto di gas Siberiano ha bloccato e poi rallentato la linea Yamal-Europe;
  • Inoltre, l’anno prima (Maggio 2020) è terminato il contratto di fornitura di gas a lungo termine con la Polonia, rinnovato poi prima con un contratto annuale e poi con un trimestrale, per portate sempre inferiori fino ad arrivare a Ottobre-Novembre con prenotazioni di passaggio mensili di capacità pari ad un terzo della linea.

Ma veniamo ora al fattore determinante: la Russia.

Rispetto al 2019 Gazprom ha consegnato quasi un 20% in meno di gas all’Europa.

L’Ucraina detiene il controllo del passaggio di quasi il 30% dei flussi in Europa continentale provenienti dalla Russia. Le tensioni che ci sono state tra i due stati, sfociate nello schieramento delle truppe sui confini degl’ultimi mesi (link) hanno portato forti oscillazioni sugli afflussi di gas in transito sulle linee ucraine (vedi Immagine 02).

Immagine 02: Principali Gasdotti Russi per la fornitura Europea.

La nuova rotta TURK STREAM che passa dalla Turchia e consegna il gas all’Europa Sud-orientale (Bulgaria, Grecia, Macedonia, Serbia) è stata attivata proprio quest’anno sostituendo parte dell’afflusso di gas che prima passava dall’Ucraina, la quale, durante il 2021, si è vista una riduzione del passaggio del gas Russo pari al 50%.

Un altro fattore determinante è che negl’ultimi mesi dell’anno abbiamo visto un crollo nella fornitura dalla rete YAMAL, che passa dalla Polonia. Questo evento è avvenuto in concomitanza con la fine dei lavori sulla rete Nord Stream 2 e questo ha fatto pensare diversi politici alla possibilità che Putin stesse facendo leva sulla sua egemonia energetica per far approvare ed attivare il Nord Stream 2 dalla Germania.

Questo però renderebbe la Germaia ancora più dipendente dalla Russia, cosa che non è ben vista né in Europa né negli Stati Uniti, tant’è che Biden ha sempre messo i bastoni tra le ruote al processo di approvazione.

A queste speculazioni, Putin ha risposto dicendo che Gazprom ha rispettato tutti i contratti, ed effettivamente è così: tutti i contratti di lungo termine aperti con le varie società Europee sono stati rispettati e solo i nuovi contratti sono stati ridotti di dimensione oppure non attivati.

A questo punto si potrebbe pensare alla possibilità che Gazprom non abbia effettivamente il gas da consegnare ma, in realtà, considerando che al 15 Dicembre 2021 sono stati prodotti 490 bcm, al ritmo di produzione attuale si può stimare che la produzione del 2021 possa raggiungere il massimo degli ultimi 5 anni (Grafico 02). 

Grafico 02: Produzione annuale di Gas di Gazprom (GAZP); dato 2021 stimato.

Nonostante ciò, però la richiesta di gas fatta a Gazprom è stata in generale molto più alta, obbligando la società ad allocare questa risorsa per priorità:

  1. Fornitura e stoccaggio del mercato interno;
  2. Esportazioni con contratti a lungo termine (tra cui Turchia);
  3. Stoccaggio scorte detenute in Europa;
  4. Vendita spot in Europa.

Argomentiamo punto per punto:

  1. Un altro fattore che ha fatto aumentare la domanda, è stato il precedente inverno, rigido anche per la Russia, condizione che l’ha obbligata a ricorrere all’utilizzo delle sue scorte, dimezzandone i volumi.
    Il secondo ed il terzo trimestre Gazprom ha dovuto quindi ricostruirle per prepararsi ad affrontare il successivo inverno, ma invece di finire in Settembre, le operazioni hanno proseguito per tutto Ottobre.
  2. Dando priorità ai contratti a lungo termine, la Turchia è stata privilegiata; tra l’altro quest’anno le forniture al paese sono aumentate riducendo la capacità della Russia sulle consegne Europee.
  3. La stessa rigidità dell’inverno 20/21 è stata affrontata anche dall’Europa, la quale ha dovuto ricorrere ampiamente all’utilizzo delle scorte; ma durante l’estate Gazprom, dovendo dare priorità al mercato interno, ha risparmiato sul vecchio continente, rincalzando le scorte Europee solo in minima parte.
  4. Tra Gennaio e Novembre 2021 nel mercato elettronico Europeo (EPS) è stato offerto da Gazprom un solo bcm contro i 14 bcm del 2019, cessando di fatto la sua offerta di gas al mercato spot. Questo fattore, ben visibile al mercato, ha innescato una reazione speculativa immediata, dando un’ulteriore spinta al prezzo.

A conti fatti, Gazprom ha avuto meno gas da offrire all’Europa, nell’ordine dei 10 bcm che ha recuperato annullando la vendita spot.

Ma, a fine Novembre, dopo aver completato la ricostituzione del suo stoccaggio interno, avrebbe dovuto ricomporre quello Europeo, cosa che è successa solo in minima parte.

Questo fatto quindi fa pensare che Putin stia forzando la mano con l’Europa al fine di farsi approvare il gasdotto Nord Stream 2 che, a detta del primo ministro Russo, sarebbe capace di “rinfrescare la situazione attuale”.

Se però consideriamo gli attuali ritmi di produzione, l’approvazione del Nord Stream 2 non farebbe entrare più gas in Europa, ma semplicemente produrrebbe un dirottamento da Ucraina/Polonia, a Germania (principale utilizzatrice).

CONCLUSIONI

Abbiamo analizzato le determinanti dell’aumento del prezzo del gas, concentrando l’attenzione sulle forniture Russe.

Quello che abbiamo intuito è che ci sono stati una serie di fattori sfortunati a determinarne la dinamica del prezzo, ma che successivamente siano stati utilizzati a proprio vantaggio dalla Russia per far leva sull’approvazione del gasdotto Nord Stream 2.

In sostanza, quello che si può intuire dalla situazione attuale, è che Putin potrebbe effettivamente abbassare il prezzo del gas Europeo, aumentando semplicemente le forniture di cui dispone.

Il regolatore tedesco BNetzA ha fino a Sabato 8 Gennaio 2022 per decidere se rilasciare o meno l’autorizzazione all’attivazione di Nord Stream 2, decisione che sembrerebbe essere già stata rinviata a Giugno 2022.

Se questo dovesse succedere, se l’inverno dovesse mostrarsi rigido e se Putin non dovesse rivedere la propria presa di posizione, allora, con buona probabilità, potremmo aspettarci un nuovo picco dei prezzi verso Febbraio.

POST SCRIPTUM

Speriamo che le argomentazioni trattate possano coinvolgere i lettori al fine di sviluppare approfondimenti interessanti. Eventuali idee saranno prese in considerazione ed eventualmente sviluppate. Il team di The Sigma Squared fa ricerca e pubblica i risultati in modo gratuito. Approfittatene.
NOTA: Ricordiamo che il presente articolo non è un consiglio di investimento. L’autore NON è un consulente finanziario. Il vostro capitale è a rischio.

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Kris Vandelli

Laureato in Economia e Finanza, investo da oltre 10 anni; la mia passione per la statistica mi ha portato ad approcciare i mercati in termini prevalentemente matematici.

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