Ogni investitore professionale ha ben sottolineato sul proprio calendario le date delle release della FOMC (Federal Open Market Committee), appuntamento che per sua natura risulta essere il più importante in assoluto per i mercati finanziari di tutto il mondo. Le decisioni della FED rappresentano tipicamente le linee guida per gli investimenti di lungo e medio periodo, ma hanno effetti importanti anche nel breve. Noi di The Sigma Squared abbiamo però voluto verificare un effetto meno discusso, quello di brevissimo termine, l’ “effetto notizia” delle comunicazioni di Powell sui Mercati in termini di variazioni intraday. Ne presentiamo qui i risultati.
FEDERAL RESERVE SYSTEM
Conosciuta come “FED”, la Federal Reserve System è la banca centrale degli Stati Uniti D’America. Sintetizzare in poche parole il mondo che sta dietro al lavoro svolto dalla Federal Reserve non è semplice e potrebbe risultare approssimativo ma, ai fini della nostra analisi, ci faremo bastare alcune semplici ma basilari informazioni che mettono in chiaro il motivo per il quale è così importante stare attenti alle sue decisioni sulla politica monetaria statunitense.
Partiamo innazitutto dallo scopo: il mandato della FED è quello di perseguire un doppio obiettivo di ugual importanza; il primo è quello della stabilità dei prezzi che si traduce operativamente nella persecuzione di un target di inflazione del 2% (come per la BCE); il secondo è quello di perseguire una politica monetaria che mira ad ottenere la piena occupazione (in questo differisce rispetto alla Banca Centrale Europea).
Ovviamente, la FED prende decisioni riguardo la politica monetaria da perseguire, in riferimento a ciò che accade sul suolo americano ma, gli effetti che ne scaturiscono si riversano a cascata su tutte le economie mondiali. Questo succede per due motivi principali: il primo è che gli Stati Uniti sono la più grande potenza economica mondiale; il secondo (che è in parte legato al primo) è che il dollaro è detenuto dalle altre banche centrali come prima riserva valutaria.
Il risultato di questa “struttura” è che, in misura più o meno forte, ogni decisione presa da qualsiasi altra banca centrale al mondo, sarà sempre riflesso di quella Nord-Americana.
Questo è il motivo per cui ogni investitore dovrebbe avere sempre un occhio di riguardo per le decisioni della FED.
JEROME POWELL
Dal 05 Febbraio 2018 Jerome Powell, repubblicano, su nomina di Trump, è governatore della FED, diventando di fatto uno dei più potenti uomini sulla terra.
Ogni sua decisione ha ripercussioni dirette sulla vita non solo dei cittadini statunitensi, ma su quelle di tutto il pianeta.
Una nota interessante è che Powell è il primo governatore FED degli ultimi trent’anni a non avere un dottorato in economia.
POWELL EFFECT
Per natura, la politica monetaria raccoglie risultati nel medio-lungo periodo: modificare i tassi di interesse ha ripercussioni dirette sui mercati, ma “indirette” sull’economia reale che, infatti, impiega molto più tempo ad assorbire eventuali cambiamenti di rotta.
L’analisi qui proposta è concentrata sull’effetto diretto che queste decisioni hanno sui mercati, andando a verificare le risposte di brevissimo periodo che, un “effetto notizia” importante come quello proveniente da una dichiarazione della FED, può avere sui rendimenti giornalieri di mercato.
Abbiamo preso in esame gli stessi indici considerati nel nostro ultimo articolo “il giorno migliore per investire” in cui vengono messe in evidenza le principali differenze tra essi. Parliamo degli indici più importanti per gli Stati Uniti quali S&P 500, Nasdaq Composite e Russell 2000.
Il Grafico 01 ne illustra i rendimenti realizzati sul mercato nei giorni in cui Powell ha fatto dichiarazioni riguardanti la Politica Monetaria della FED.
Come si può notare non sembra esserci una dominanza positiva o negativa. Ovviamente, il risultato dipende dalle dichiarazioni e dall’interpretazione che gli operatori ne deducono.
Per fare un esempio, il 3 Marzo 2020, a seguito degli eventi dovuti alla pandemia, Powell tagliò i tassi drasticamente, e questo fu preso come un segnale molto negativo. Il mercato segnò un ribasso notevole.
Al contrario, quando il 6 Giugno annunciò che avrebbe mantenuto i tassi al minimo fino ad almeno il 2022, il mercato assorbì la notizia come qualcosa di positivo e gli indici performarono positivamente.
Per dover di cronaca è anche importante tenere presente che in questa analisi non vengono presi in esame gli effetti derivanti da altri driver di mercato se non quello delle dichiarazioni di Politica Monetaria, come se quest’ultimo fosse l’unico a guidare il mercato nelle giornate d’interesse (cosa improbabile se non impossibile). Diciamo però che stiamo cercando di capire cosa avvenga in queste giornate rispetto al normale svolgersi delle contrattazioni: c’è una tendenza positiva piuttosto che negativa? È presente più volatilità?
La Tabella 01 mostra le statistiche base dei rendimenti giornalieri ottenuti degli indici nel periodo di governance di Powell, che va da inizio 2018 ad oggi (18 marzo 2021).
S&P 500 | NASDAQ | Russell 2000 | |
mean | 0,06% | 0,09% | 0,07% |
St. Dev. | 1,45% | 1,60% | 1,77% |
n° | 806 | 806 | 806 |
positive days | 455 | 465 | 441 |
negative days | 351 | 340 | 363 |
% negative | 44% | 42% | 45% |
Le giornate negative misurate sono tra il 42% (Nasdaq) e il 45% (Russel 2000) del totale di 806 osservazioni.
La Tabella 2 invece mostra quello che è successo durante le giornate degli annunci.
S&P 500 | NASDAQ | Russell 2000 | |
mean | -0,19% | -0,03% | -0,13% |
St. Dev. | 1,17% | 1,45% | 1,54% |
n° | 24 | 24 | 24 |
positive days | 9 | 12 | 9 |
negative days | 15 | 12 | 15 |
% negative | 63% | 50% | 63% |
In questo caso le giornate negative sono maggiori, fino al 63%, con relative medie anch’esse negative contro quelle totali di periodo che, al contrario, sono positive (tabella 01). Per quanto riguarda la deviazione standard, invece, risulta essere inferiore nelle giornate in cui Powell fa gli annunci.
In realtà, ci saremmo aspettati qualcosa di diverso: è logico pensare che un annuncio importante come quello in esame potrebbe rendere i mercati momentaneamente instabili, più volatili. Cosa che però, pare non accadere.
Questo potrebbe essere spiegato dalla natura degli anni in esame, della Pandemia, in cui notizie ben più grandi degli annunci di Powell hanno dirottato i mercati, distorcendo le statistiche (questo ovviamente andrebbe verificato). È legittimo però pensare che, in momenti di “rilassatezza” dei mercati, queste statistiche siano diverse.
Ad ogni modo, sembrerebbe che Powell abbia un effetto mediamente negativo sulle performance dei mercati, escludendo forse il Nasdaq, che risulta essere più centrato sullo zero.
Il Grafico 02 riassume quanto riportato nelle tabelle appena viste in termini di performance medie giornaliere per i tre indici di mercato.
Il grafico mostra come gli annunci di Powell abbiano avuto degli effetti tendenzialmente negativi per tutti gli indici, ma con un effetto meno intenso per quanto riguarda il Nasdaq.
CONCLUSIONI
Occorre fare un paio di premesse prima di arrivare alle conclusioni: innanzitutto la quantità di osservazioni non permette un’analisi accurata; le dichiarazioni pubbliche riguardo aggiornamenti sulla politica monetaria rivolte ai mercati da Powell da inizio carriera sono state solo 24.
Inoltre, occorre chiarire che, nel periodo esaminato, non esiste una chiara relazione tra il risultato in termini di rendimenti giornalieri e l’evento “dichiarazione della FED” anche perché è legittimo pensare che il mercato risponda alla notizia cattiva con una performance negativa piuttosto che il contrario.
Ricordiamo inoltre, che la presente analisi riporta una semplificazione irrealistica, considerando le dichiarazioni della FED come unico driver di mercato nelle giornate di interesse.
Tuttavia, un governatore di banca centrale che disponga di una alta credibilità, potrebbe essere in grado di rassicurare i mercati anche in momenti negativi, dimostrandosi capace di saper gestire al meglio la situazione ed ottenendo delle performance (almeno nel brevissimo termine) positive; poi ovviamente il mercato sconterà la realtà ed i risultati di medio-lungo periodo scardineranno quelli che possono essere tutti i risultati di breve prodotti dalle belle parole di un governatore. Se questo è vero, allora è vero anche il contrario.
Quindi, preso atto delle premesse fin qui riportate, concludiamo che i dati riscontrati sembrano mostrare un’apparente tendenza negativa sulle performance degli indici di mercato alle dichiarazioni di Powell.
Questo potrebbe essere interpretato come un’inabilità di Powell nel rassicurare i mercati? Lasciamo ai lettori ulteriori valutazioni.